Tema 1
Carlo Ginori, la colonia della Cecina e il sogno di far crescere il corallo sulla porcellana
Nella seconda metà dell’Ottocento i pittori e gli scultori provenienti dall’accademia collaborano con crescente frequenza con la fabbrica Ginori
Negli anni in cui è direttore artistico della Richard-Ginori, Ponti segue ogni aspetto della vita del prodotto, dall’ideazione alla promozione e vendita, aprendo la strada allo sviluppo del design italiano.
Nelle decorazioni floreali dei servizi da tavola conservati al Museo Ginori rivivono i gusti mutevoli della committenza e le sorprendenti incursioni in ambito naturalistico del marchese Carlo Ginori.
La passione ottocentesca per l'arte del Rinascimento italiano si manifesta anche in ambito ceramico con il revival delle celebri maioliche del Cinquecento.
Il primato della Manifattura Ginori in questo ambito si deve al suo chimico Giusto Giusti, che all’Esposizione Universale di Parigi del 1855 viene premiato per aver riscoperto per primo la ricetta del leggendario lustro metallico.
Da quel momento la produzione di maioliche artistiche Ginori si evolve rapidamente, passando dalla fedele imitazione dei capolavori del passato a eclettiche reinterpretazioni, frutto del contributo originale di artisti come i pittori Giuseppe Benassai e Giovanni Muzzioli e lo scultore Urbano Lucchesi.
Il gusto antiquario ha distinto la produzione di Doccia da quella delle altre manifatture europee fin dalla metà del Settecento, quando il marchese Carlo Ginori decise di tradurre in porcellana i marmi antichi delle principali collezioni fiorentine e romane. Oltre alle riproduzioni in scala al vero, le sculture in “oro bianco” erano proposte sotto forma di riduzioni destinate a decorare consoles, camini e tavole.
Particolarmente interessanti, perché rivelatrici della cifra identificativa di uno stile scultoreo proprio della manifattura, sono le traduzioni e rivisitazioni in porcellana delle composizioni di scultori tardo barocchi fiorentini, quali Massimiliano Soldani Benzi, Giovan Battista Foggini e Giuseppe Piamontini.
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