Tema 1
L'epilogo della collaborazione di Gio Ponti con la Richard-Ginori in un estratto del saggio scritto da Oliva Rucellai per il catalogo della mostra del MIC di Faenza "Gio Ponti. Ceramiche 1922-1967".
Dal design anonimo dei primi secoli a Gio Ponti, dal “Compasso d’oro” di Gariboldi alle sperimentazioni di Colombo e Mangiarotti, le collezioni del Museo Ginori raccontano la storia del design per la tavola.
Negli anni in cui è direttore artistico della Richard-Ginori, Ponti segue ogni aspetto della vita del prodotto, dall’ideazione alla promozione e vendita, aprendo la strada allo sviluppo del design italiano.
Carlo Ginori, la colonia della Cecina e il sogno di far crescere il corallo sulla porcellana
Nella seconda metà dell’Ottocento i pittori e gli scultori provenienti dall’accademia collaborano con crescente frequenza con la fabbrica Ginori
Nelle decorazioni floreali dei servizi da tavola conservati al Museo Ginori rivivono i gusti mutevoli della committenza e le sorprendenti incursioni in ambito naturalistico del marchese Carlo Ginori.
La passione ottocentesca per l'arte del Rinascimento italiano si manifesta anche in ambito ceramico con il revival delle celebri maioliche del Cinquecento.
Il primato della Manifattura Ginori in questo ambito si deve al suo chimico Giusto Giusti, che all’Esposizione Universale di Parigi del 1855 viene premiato per aver riscoperto per primo la ricetta del leggendario lustro metallico.
Da quel momento la produzione di maioliche artistiche Ginori si evolve rapidamente, passando dalla fedele imitazione dei capolavori del passato a eclettiche reinterpretazioni, frutto del contributo originale di artisti come i pittori Giuseppe Benassai e Giovanni Muzzioli e lo scultore Urbano Lucchesi.
Il gusto antiquario ha distinto la produzione di Doccia da quella delle altre manifatture europee fin dalla metà del Settecento, quando il marchese Carlo Ginori decise di tradurre in porcellana i marmi antichi delle principali collezioni fiorentine e romane. Oltre alle riproduzioni in scala al vero, le sculture in “oro bianco” erano proposte sotto forma di riduzioni destinate a decorare consoles, camini e tavole.
Particolarmente interessanti, perché rivelatrici della cifra identificativa di uno stile scultoreo proprio della manifattura, sono le traduzioni e rivisitazioni in porcellana delle composizioni di scultori tardo barocchi fiorentini, quali Massimiliano Soldani Benzi, Giovan Battista Foggini e Giuseppe Piamontini.
Vero e proprio status symbol, le porcellane che nel Settecento decorano la tavola da dessert raccontano il gusto mutevole della committenza e la capacità della Manifattura Ginori di adattarvisi con un tempismo sorprendente.
Dalle copie fedeli del Settecento, alle celebrazioni ottocentesche e alle reinterpretazioni novecentesche, la fortuna di Michelangelo nella produzione della Manifattura di Doccia attraversa tre secoli, adattandosi alle variazioni del gusto.
Una guida rapida ai materiali più usati nelle opere conservate al Museo Ginori. E una curiosità sulle pirofile, autentico brevetto Ginori
Gli anni in cui la Richard-Ginori è stata diretta da Gio Ponti sono stati uno dei periodi artisticamente più felici della sua storia.
Le ceramiche disegnate da Ponti a partire dal 1923 costituiscono una parte importantissima della collezione del Museo Ginori. Costituita da più di quattrocento opere, la raccolta pontiana include tanto piccoli oggetti di serie quanto capolavori mai replicati come il grande vaso La Conversazione classica o l'imponente centro tavola per il Ministero degli Esteri.
Ironia, eleganza e geniale reinvenzione dell'antico sono alcuni degli ingredienti che hanno reso la produzione di Ponti un successo internazionale e un esempio eccellente del gusto Art Déco.
Tra le raccolte più sorprendenti del Museo Ginori merita un posto d’onore la sua notevole e variegata collezione di sculture e modelli in cera, piombo, gesso e terracotta avviata dal fondatore della manifattura, Carlo Ginori, "a uso della fabbrica", per realizzare riproduzioni in porcellana della statuaria antica e delle opere dei più importanti scultori bronzisti tardo barocchi fiorentini.
Questa raccolta di modelli, che custodisce anche le uniche testimonianze di opere andate perdute o mai realizzate, è un unicum nel panorama del collezionismo d’impronta settecentesca.
L’Archivio Storico del Museo Ginori conserva circa cinquemila disegni, in gran parte databili alla seconda metà dell’Ottocento e al primo Novecento.
Un nucleo significativo è costituito dai cosiddetti ‘ricordi’ dei decori, ovvero tavole acquerellate con note manoscritte che servivano ai pittori per realizzare le maioliche e le porcellane artistiche.
Altrettanto preziosi sono gli schizzi autografi (spesso inseriti in calce a lettere) realizzati da Gio Ponti quando era direttore della manifattura e i numerosi disegni esecutivi sviluppati dai migliori artisti della manifattura seguendo le sue istruzioni.
I prodotti “utili”, come le stoviglie di uso comune, sono stati la vera fonte di profitto della Manifattura Ginori fin dalle sue origini.
Dalla seconda metà dell’Ottocento, con il moltiplicarsi delle applicazioni della ceramica in campo industriale, una quota significativa della produzione della Ginori, e poi della Richard-Ginori, è costituita da isolatori per telegrafi, componenti per l'industria serica, porcellane da laboratorio.
Sono, infine, la segnaletica stradale, le piastrelle, le pirofile e i vasi da farmacia a segnare il definitivo ingresso della Manifattura Ginori nella vita quotidiana di tutti gli italiani.
Ricercatissime creazioni di gusto esotico, piccoli gruppi scultorei fatti apposta per accompagnare i dessert, servizi diventati vere e proprie icone di un’epoca e prototipi di design: dal Settecento a tutto il Novecento, la Manifattura Ginori ha scritto alcune delle pagine più significative della storia dell’arte dell’apparecchiatura.
La straordinaria collezione di oggetti per la tavola conservata dal Museo Ginori racconta tanto la nascita delle forme e dei decori che identificheranno per secoli lo stile della manifattura quanto la capacità di ripensare forma e funzione degli oggetti per adeguarli al progressivo mutamento del gusto e delle esigenze della committenza.
Creature dai corpi sinuosi, lunghi steli fioriti, figure femminili immerse nella natura sono i soggetti più ricorrenti nel repertorio Liberty della manifattura Ginori.
A Doccia il modernismo si manifesta inizialmente nelle decorazioni in ‘stile botticelli’ delle maioliche artistiche ispirate all’arte dei preraffaelliti inglesi, ma è all’Esposizione di arti decorative di Torino del 1902 che l’adesione al nuovo linguaggio appare più evidente. Iris, pavoni e sirene modellano vasi ed elementi d’arredo con un risalto plastico che rende spesso superflua l’aggiunta del colore.
Entrato nello stabilimento di S. Cristoforo nel 1926, a soli diciotto anni, Giovanni Gariboldi conquista da subito l’apprezzamento di Gio Ponti, che lo prepara a raccogliere la sua eredità nel campo delle ceramiche d’arte Richard-Ginori.
Prendendo ispirazione dall’arte orientale, dai tessuti, dalla moda e dalla natura, Gariboldi crea forme nuove dal forte risalto plastico e sperimenta raffinati effetti cromatici e tattili.
La sua sensibilità si dimostrerà preziosa per la manifattura anche quando la mutata strategia aziendale lo porterà a cimentarsi prevalentemente con il design funzionale di servizi da tavola, sanitari e piastrelle.
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