Tema 1
Il gusto antiquario ha distinto la produzione di Doccia da quella delle altre manifatture europee fin dalla metà del Settecento, quando il marchese Carlo Ginori decise di tradurre in porcellana i marmi antichi delle principali collezioni fiorentine e romane. Oltre alle riproduzioni in scala al vero, le sculture in “oro bianco” erano proposte sotto forma di riduzioni destinate a decorare consoles, camini e tavole.
Particolarmente interessanti, perché rivelatrici della cifra identificativa di uno stile scultoreo proprio della manifattura, sono le traduzioni e rivisitazioni in porcellana delle composizioni di scultori tardo barocchi fiorentini, quali Massimiliano Soldani Benzi, Giovan Battista Foggini e Giuseppe Piamontini.
Vero e proprio status symbol, le porcellane che nel Settecento decorano la tavola da dessert raccontano il gusto mutevole della committenza e la capacità della Manifattura Ginori di adattarvisi con un tempismo sorprendente.
Dalle copie fedeli del Settecento, alle celebrazioni ottocentesche e alle reinterpretazioni novecentesche, la fortuna di Michelangelo nella produzione della Manifattura di Doccia attraversa tre secoli, adattandosi alle variazioni del gusto.
Negli anni in cui è direttore artistico della Richard-Ginori, Ponti segue ogni aspetto della vita del prodotto, dall’ideazione alla promozione e vendita, aprendo la strada allo sviluppo del design italiano.
Nelle decorazioni floreali dei servizi da tavola conservati al Museo Ginori rivivono i gusti mutevoli della committenza e le sorprendenti incursioni in ambito naturalistico del marchese Carlo Ginori.
Dal design anonimo dei primi secoli a Gio Ponti, dal “Compasso d’oro” di Gariboldi alle sperimentazioni di Colombo e Mangiarotti, le collezioni del Museo Ginori raccontano la storia del design per la tavola.
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