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“Michel, più che mortal / Angel divino”. Echi michelangioleschi nelle collezioni del Museo Ginori

Dalle copie fedeli del Settecento, alle celebrazioni ottocentesche e alle reinterpretazioni novecentesche, la fortuna di Michelangelo nella produzione della Manifattura di Doccia attraversa tre secoli, adattandosi alle variazioni del gusto. 

Nei Pensieri sull’imitazione dell’arte (1755) Johann Joachim Winckelmann definì Michelangelo il “[…] Fidia moderno, il più grande dopo i Greci”. La fabbrica di Doccia non rimase indifferente all’esaltazione settecentesca del genio dell’artista. Nell’Inventario dei Modelli (1791-1806 circa) compaiono La Madonna della Scala, La Deposizione e “due termini”, poi identificati nelle figure allegoriche poste ai lati dei monumenti di Giuliano duca di Nemours e di Lorenzo duca d’Urbino, eseguiti dal Buonarroti tra il 1520 e il 1534 per la Sagrestia Nuova della Basilica fiorentina di San Lorenzo.

Gaspero Bruschi e Manifattura Ginori, Camino, porcellana e mattonelle in maiolica, 1754, Museo Ginori, particolare della cimasa con il Crepuscolo e l’Aurora (riduzioni da Michelangelo, con varianti)

Intorno alla metà degli anni Cinquanta del Settecento la Manifattura di Doccia realizzò le riduzioni in porcellana di queste figure. Quelle de Il Crepuscolo e l’Aurora compaiono nel monumentale camino realizzato nel 1754 per la Galleria dell’antica sede della Manifattura, oggi nelle collezioni del Museo Ginori. Un’altra versione del Crepuscolo è invece conservata ai Musei del Castello Sforzesco di Milano, mentre altre raffigurazioni della Notte e dell’Aurora sono state montate, insieme alla riduzione in bronzo del monumento michelangiolesco di Lorenzo duca d’Urbino eseguito da Ferdinand Barbedienne, su un orologio appartenuto alla collezione del marchese Emanuele Tapparelli d’Azeglio e databile intorno al 1858. 

Le quattro figure allegoriche michelangiolesche, nella variante in biscuit e montate su un alto basamento in porcellana, continuarono ad essere prodotte a Doccia anche tra il tardo Ottocento e la prima metà del Novecento, come attesta la presenza della marca in blu con una “G” sormontata da una corona, visibile sugli esemplari conservati al Museo Ginori .

Manifattura Richard Ginori, Giorno, biscuit

Manifattura Richard Ginori, Notte, biscuit

Manifattura Richard Ginori, Crepuscolo, biscuit

Manifattura Richard Ginori, Aurora, biscuit

Nella seconda metà dell’Ottocento alla traduzione in porcellana delle opere di Michelangelo subentra però un interesse particolare per la celebrazione dell’artista stesso. È probabile che questo sia avvenuto sulla scia del progetto che tra il 1838 e il 1858 vide impegnati alcuni tra i maggiori scultori accademici dell’epoca nella realizzazione di statue dedicate agli “illustri toscani” da collocare nel Loggiato degli Uffizi. Tra queste, c’era anche la statua di Michelangelo, scolpita intorno al 1842 da Emilio Santarelli, e subito riprodotta – in biscuit e in dimensioni ridotte – dalla Manifattura di Doccia che la espose all’Esposizione di Firenze del 1854 e a quella parigina del 1855. Il Museo Ginori conserva un prezioso modello in terracotta dell’opera

Michelangelo (da Emilio Santarelli), terracotta, post 1842-ante 1854, Museo Ginori

Raffaello Pagliaccetti e Manifattura di Doccia, Busto di Michelangelo, maiolica, 1873 circa, Museo Ginori

All’Esposizione di Vienna del 1873, quando a Firenze iniziavano i preparativi per il quarto centenario della nascita di Michelangelo, la Manifattura di Doccia tornò sul tema delle celebrazioni esponendo, inseriti entro tondi, quattro busti a rilievo in maiolica raffiguranti Luca della Robbia, Benvenuto Cellini, Michelangelo e Leonardo da Vinci, ideati dallo scultore abruzzese Raffaello Pagliaccetti.

Il Museo Ginori conserva tre di questi quattro tondi che erano probabilmente dei prototipi, come lasciano pensare i diversi tipi di trattamento della superficie, a monocromia bianca su fondo blu per il busto di Luca Della Robbia e a policromia, con i volti lasciati al ‘naturale’ (in terracotta non smaltata) per quelli di Leonardo e di Michelangelo.

Alla fine dell’Ottocento questa serie fu impiegata per decorare – insieme ad altri busti aggiunti nel 1916 - la facciata dell’antica sede della Manifattura Ginori, che oggi ospita la Biblioteca Ernesto Ragionieri di Sesto Fiorentino. 

Facciata dell’antica sede della Manifattura di Doccia, fotografia, fine XIX-inizi XX secolo, Archivio del Museo Ginori

Fuori dalla coralità degli omaggi al “genio fiorentino”, la manifattura celebrò la grandezza di Michelangelo anche attraverso un vaso presentato alle Esposizioni di Londra (1888) e a quella di Palermo (1891) e oggi conservato al Museo Ginori. Nella parte superiore del suo corpo, il vaso presenta le figure allegoriche tratte dalle citate tombe della Sagrestia Nuova di San Lorenzo, sormontate da due tondi, uno per lato, entro i quali sono inscritti la testa del David e il ritratto di Michelangelo. In corrispondenza di quest’ultimo, sulla bocca del vaso è riprodotto un cartiglio con l’iscrizione “Michel, più che mortal / Angel divino”, una rima ariostea tratta dal trentatreesimo canto dell’Orlando Furioso (1516).

Manifattura Ginori, Vaso esposto a Londra nel 1888, porcellana, Museo Ginori, particolare

Elena Diana per Manifattura Ginori, Tondo Doni (da Michelangelo, particolare con varianti), porcellana con decoro in oro a punta d’agata, 1924-1949, Museo Ginori

La fortuna di Michelangelo nella produzione della manifattura giunge anche al Novecento, interpretata con un nuovo sentimento. Un bell’esempio di questo nuovo approccio è costituito da una piccola lastra conservata al Museo Ginori, eseguita da Elena Diana (attiva a Doccia dal 1924 al 1949 circa e nuovamente dal 1961) in oro graffito con la punta d’agata con la rappresentazione di un particolare del Tondo Doni. Rivelando un interesse autentico per la rappresentazione dell’affettività genitoriale più che per la messa in scena di una Sacra Famiglia, l’opera esprime bene questa nuova sensibilità.

Consigli di lettura

  • R. Balleri, Pietà Bandini, in «Amici di Doccia-Quaderni», XIV, 2021, pp. 35-38.
  • M. Marini, C. Giometti, Il Camino del marchese, in La fabbrica della bellezza. La Manifattura Ginori e il suo popolo di statue, Firenze 2017, pp. 69-75.
  • R. Balleri, Echi del genio di Michelangelo nella manifattura di Doccia dal Settecento al Novecento, in L’immortalità di un mito. L’eredità di Michelangelo nelle arti e negli insegnamenti accademici a Firenze dal Cinquecento alla contemporaneità, catalogo della mostra a cura di S. Bellesi, F. Petrucci, Firenze 2014, pp. 95-100.

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