Artisti accademici alla Manifattura di Doccia
Nella seconda metà dell’Ottocento i pittori e gli scultori provenienti dall’accademia collaborano con crescente frequenza con la fabbrica Ginori
Le testimonianze archivistiche conservate al Museo Ginori documentano la presenza costante, presso la fabbrica, di scultori e pittori. I primi nomi ricordati sono quelli di Vincenzo Foggini, Giovan Battista Piamontini, Lorenzo Maria Weber e Antonio Selvi, attivi a Doccia già nei primi anni successivi alla fondazione della manifattura (1737).
È però nella seconda metà dell’Ottocento che questa relazione si intensifica, probabilmente in concomitanza con l’inizio della stagione delle Esposizioni Internazionali, dove, tra il pullulare della folla di curiosi e collezionisti, si fanno notare anche gli artisti intenti a promuovere il loro talento presso le manifatture che partecipano all’evento.
Jafet Torelli
Il primo accademico la cui presenza è attestata a Doccia è lo scultore Jafet Torelli, attivo presso la Manifattura Ginori dal 1865 al 1873. Formatosi all’Accademia di Belle Arti di Firenze, presso lo scultore Aristodemo Costoli, e poi a Parigi, nella bottega del ceramista torinese Giuseppe Devers, a Doccia il Torelli assume da subito la carica di capo modellatore, di disegnatore e di direttore della “Lavorazione del crudo” e del “Laboratorio delle forme”. A testimonianza della sua attività rimane nel Museo Ginori un album con disegni di manufatti da lui eseguiti per la fabbrica, tra i quali un tavolino con grifoni e putti, esposto a Vienna nel 1873 (inv. 4), e alcuni vasi con anse serpentiformi, che terminano in arpie.
Giuseppe Benassai
Testimonianze coeve pongono la cessazione della collaborazione del Torelli con Doccia in relazione con l’arrivo del pittore calabrese Giuseppe Benassai, professore onorario dell’Accademia di Belle Arti di Firenze, divenuto direttore artistico della manifattura nel 1873, all’epoca in cui Paolo Lorenzini è direttore dello stabilimento. Con il Benassai giunge a Doccia lo stile della scuola napoletana, presso la quale si era formato. Si devono a lui l’introduzione nella produzione della fabbrica di una maniera di decorare più pittorica e l’incremento, nel repertorio decorativo, di paesaggi e animali, che talvolta diventano preponderanti.
Giuseppe Benassai e Manifattura Ginori, Piatto raffigurante una coppia di cervi in un bosco. maiolica, 1872, Museo Ginori
Giuseppe Benassai per Manifattura Ginori, Airone portagioie, porcellana, 1873 circa, Museo Ginori
Achille Melloni
Achille Melloni arriva a Doccia nel 1879, appena diplomato all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Di lui, le carte di produzione della fabbrica conservate al Museo Ginori ricordano un paniere a muro e due giardiniere, realizzate tra il 1880 e il 1881 e presentate con grande favore di pubblico all’Esposizione di Milano dello stesso anno.
- Achille Melloni per Manifattura Ginori, Giardiniera con aquile, maiolica, 1881, Museo Ginori
Giovanni Muzzioli
Ben noto per il pregio della sua pittura su tela, il modenese Giovanni Muzzioli arriva a Doccia dopo aver studiato all’Accademia di San Luca a Roma e poi a Firenze, dove tra il 1882 e il 1883 diviene presidente del neonato Circolo Artistico. La sua collaborazione con la Manifattura Ginori è documentata alle esposizioni di Torino del 1880 e di Milano del 1881. In quest’ultima sono riferiti alla sua invenzione una coppia di vasi “con manici a satiro” e una “con figure”, con sculture a tutto tondo poggiate sul corpo e sulla bocca.
Odoardo Borrani
Esempi di vasi animati da figure modellate plasticamente compaiono in maniera preponderante all’Esposizione di Torino del 1884, come si vede nella foto del padiglione Ginori, che sulla sinistra mostra un vaso a tuba con due figure sedute sul corpo e un grande vaso con la bocca ravvivata da putti che scherzano con una ghirlanda di fiori. Quest’ultimo ha il corpo decorato con una scena tratta da un dipinto del fiorentino Odoardo Borrani. In un articolo pubblicato sul giornale dell’esposizione, Giuseppe Corona li descrive così: “Questi due vasi possono dirsi classici per forma, per concetto e per la pittura che alcuno vorrebbe trovare fin troppo finita. Sono infatti veri quadri i cui soggetti appartengono al prof. Borani”.
Formatosi a Firenze studiando gli affreschi di Giotto, di Paolo Uccello e di Domenico Ghirlandaio, nel 1854 Borrani si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Nello stesso anno l’amicizia stretta con Telemaco Signorini lo avvicina alla pittura en plein air e al Caffè Michelangelo, da dove prende avvio la rivoluzione pittorica dei Macchiaioli. Il Museo Ginori conserva due piatti da muro riconducibili al Borrani: uno con un ritratto femminile presentato all’Esposizione di Parigi del 1884 e descritto dai documenti come “Gran Piatto con figura del Borrani nel centro e ornato a chiaro scuro in f.do Bleu sulla falda”, l’altro inviato all’Esposizione di Zurigo del 1893, come rivela la foto del padiglione e la descrizione sulla nota di spedizione: “Gran Piatto con ritratto del Principe Tedesco nel centro, con oro, su fondo bigio scuro, lumeggiato in oro e falda a ornati chiaroscuro su fondo bleu M.o 393”.
Odoardo Borrani, Piatto con ritratto di nobildonna, maiolica, 1884 circa, Archivio del Museo Ginori
Di entrambi sono conservati al Museo di Doccia anche i bozzetti acquerellati firmati dal Borrani e datati 1884. Si tratta di due ritratti a mezzo busto di una dama e di un “principe tedesco” in abiti rinascimentali, che emergono da uno sfondo popolato da fiori e foglie, che simula un tendaggio in broccato. Il piatto con la figura femminile, che dato il suo stato di conservazione possiamo identificare con l’esemplare annotato come rotto tra i documenti dell’Esposizione di Parigi del 1884, è nelle collezioni del Museo Ginori.
Dopo il 1884 non c’è più traccia della presenza del Borrani a Doccia. È dunque ragionevole pensare che la sua sia stata una collaborazione episodica, dovuta probabilmente all’amicizia con lo scultore Urbano Lucchesi, suo vicino di bottega.
Odoardo Borrani, Piatto con ritratto di nobildonna, acquerello su cartoncino, firmato e datato 1884, Archivio del Museo Ginori
Odoardo Borrani, Piatto con ritratto di nobildonna, acquerello su cartoncino, firmato e datato 1884, Archivio del Museo Ginori, particolare della firma
Odoardo Borrani, Piatto con “ritratto di principe tedesco”, acquerello su cartoncino, firmato e datato 1884, Archivio del Museo Ginori
Urbano Lucchesi
Nel 1881 Lucchesi risulta attivo nella fabbrica Ginori con la qualifica di direttore artistico. Il suo debutto vero e proprio avviene però solo all’Esposizione di Torino del 1884, dove vengono mostrate le novità da lui apportate nella produzione della manifattura, come i bizzarri e inaspettati portafiori e portacarte, in parte visibili nella foto del padiglione Ginori. Sulla parete di fondo della fotografia ci sono un busto di donna e un Venditore di giornali, entrambi con la funzione di portafiori, mentre al centro primeggia la fontana con arpie e tritoncelli che sorreggono grandi conchiglie sormontate da una Venere con il corpo coperto da panneggi cangianti e ghirlande. Anche il grande vaso decorato da putti giocosi a tutto tondo è stilisticamente riconducibile all’invenzione del Lucchesi.
Veduta del padiglione Ginori all’Esposizione di Torino del 1884, fotografia, 1884, Archivio del Museo Ginori
I putti in atteggiamento ludico avranno un’ampia rilevanza nella produzione dello scultore per la Manifattura di Doccia, insieme alle figure di genere o allegoriche nelle quali si ravvisa un attento studio dell’anatomia e della ritrattistica, da ricondurre agli anni da lui trascorsi all’Accademia di Belle Arti di Firenze sotto la guida di Giovanni Dupré.
Urbano Lucchesi per Manifattura Ginori, Portacarte a forma di putto che cavalca un pesce di fantasia, maiolica, 1883 circa, Museo Ginori
Urbano Lucchesi per Manifattura Ginori, Portacarte a forma di anatra con putto, maiolica, 1884-1900, Museo Ginori
Urbano Lucchesi per Manifattura Ginori, Portafiori raffigurante un “Venditore di giornali”, maiolica, 1884 circa, Museo Ginori
Si deve al Lucchesi (e al Borrani) anche l’introduzione nella manifattura della pittura d’ispirazione letteraria, che nell’Ottocento trova ampio spazio, forse come risposta al classicismo accademico ancora animato da uno spirito settecentesco. Tra le pagine del giornale dell’Esposizione di Torino del 1884 troviamo illustrato un vaso con le figure di Boccaccio e Fiammetta, mentre in un altro vaso presentato a Palermo nel 1891 sono evocati i protagonisti del Faust di Goethe, in abiti medievali che richiamano quelli del Bacio dipinto da Francesco Hayez in due redazioni una nel 1859 (Milano, Pinacoteca di Brera) e l'altra nel 1867 (collezione privata) e che trovano una coerenza stilistica con i due piatti Ginori effigianti una dama e un principe su disegno del Borrani.
Il genere letterario rappresentato sui due vasi appartiene agli amori travagliati, tema caro agli artisti dell’Ottocento, che sulle loro tele celebrano in chiave teatrale anche Paolo e Francesca e Romeo e Giulietta. La stessa teatralità si ritrova nei due vasi, in cui le sculture dialogano tra di loro sullo sfondo di un paesaggio pittorico che fa da quinta scenica.
La presenza di questi vasi e dei piatti all'esposizione del 1884 riflette il gusto per il revival neogotico e neorinascimentale, che trova corrispondenza anche nel Borgo Medioevale costruito proprio in quell'anno a Torino nel Parco del Valentino.
Raffaello Pagliaccetti
Sotto la direzione artistica del Lucchesi lavorò anche un altro scultore di formazione accademica, l’abruzzese Raffaello Pagliaccetti, autore dei tondi con le effigi di Leonardo, Michelangelo, Donatello e Luca della Robbia e di una giardiniera con il Trionfo di Venere e Amore, presentati all’Esposizione di Vienna del 1873.
Raffaello Pagliaccetti per Manifattura Ginori, Michelangelo, terracotta e maiolica, 1873 circa, Museo Ginori
Raffaello Pagliaccetti per Manifattura Ginori, Luca Della Robbia, maiolica, 1873 circa, Museo Ginori
Raffaello Pagliaccetti per Manifattura Ginori, Leonardo da Vinci, terracotta e maiolica, 1873 circa, Museo Ginori
Intorno al 1883 il Pagliaccetti esegue il monumento commemorativo al marchese Lorenzo Ginori Lisci, che aveva gestito la Manifattura di Doccia dal 1847 fino al 1878, anno della sua morte. Come recita l’iscrizione apposta sul lato frontale, il monumento viene posto all’ingresso del Museo di Doccia, come omaggio degli operai alla memoria del marchese.
Studio per l’allestimento del padiglione Ginori all’Esposizione di Vienna del 1873, china e acquerello su carta lucida, Archivio del Museo Ginori, particolare
Raffaello Pagliaccetti per Manifattura Ginori, Monumento commemorativo al marchese Lorenzo Ginori Lisci, porcellana, 1883 circa, Archivio del Museo Ginori
Veduta dell’ingresso del Museo Ginori nell’antica sede a Doccia, fotografia, 1925-1930 circa, Archivio del Museo Ginori
Consigli di lettura
- R. Balleri, O. Rucellai, Maioliche Ginori nella seconda metà dell'Ottocento: vicende storiche e collaborazioni artistiche, in Il Risorgimento della maiolica italiana: Ginori e Cantagalli, catalogo della mostra a cura di L. Frescobaldi Malenchini, O. Rucellai, Firenze 2011, pp. 77-118.
- R. Balleri, Accademici alla Manifattura di Doccia nella seconda metà dell’Ottocento: spigolature d’archivio, in «Faenza», 2, 2013, pp. 65-80.