Il decoro 'a tulipano'
Negli anni tra il 1740 e il 1750, la stessa ispirazione sta all’origine della cosiddetta decorazione “a tulipano”, una rivisitazione del fiore di peonia, che riprende la celebre Famille rose, una serie di decori prevalentemente di colore rosa ideati in Cina durante il periodo K’ang-Hsi (1662-1722) e assai diffusa anche durante il Regno Yong-Tchen (1723-1735) e K’ien-Long (1736-1795). A Doccia il “tulipano” viene proposto sia in una versione ancora fortemente orientalizzante, che lo avvicina al fiore nella varietà “cresta di pappagallo”, sia in una variante stilizzata.
Il decoro 'a mazzetto'
In una doppia versione all’orientale e all’europea viene declinato anche il decoro floreale “a mazzetto”, il più variegato della manifattura quanto a tipi di bouquet. Diffuso in tutte le manifatture di porcellana dell’epoca, nel repertorio di Doccia questo motivo compare nel 1737 con la denominazione “a fiori ordinari alla Sassonia” verosimilmente perché la sua introduzione coincide con l’arrivo alla Manifattura Ginori di Carl Wendelin Anreiter von Zirnfeld, già capo decoratore della fabbrica viennese di Innocentius Du Paquier. È a lui che la manifattura deve l’importazione della tecnica della pittura a pennello e la nascita della sua celebre Pittoria.
Il “mazzetto europeo” trova larga adesione sui tavoli dei maestri della manifattura, che lo variano nelle composizioni pittoriche e scultoree, arricchendolo di forme e di colori al fine di impreziosire in modo sempre nuovo servizi da tavola e da bevande. Sotto la direzione di Lorenzo Ginori, figlio del fondatore Carlo, la manifattura sostituisce i fiori sparsi o a mazzetti, caratterizzati da una rosa centrale, con un bouquet di gusto rococò dalla composizione simmetrica in linea con le novità stilistiche importate dalla Manifattura di Sèvres.
Manifattura Ginori, Teiera con decoro a “mazzetto europeo”, porcellana, 1760-1770 circa, Museo Ginori
Il decoro 'a roselline'
Risale a questi anni anche il decoro “a roselline” citato negli inventari di fabbrica della Manifattura Ginori del 1780-1788 e ispirato sia dalla Manifattura francese di Sèvres che dalle maioliche faentine, a loro volta condizionate nella scelta del motivo dalle ceramiche francesi di Rouen e di Strasbourg.
La rosellina, rappresentata in modo naturalistico come fiore dischiuso o bocciolo attorniato da piccole foglie, viene abbinata a molteplici elementi decorativi come fasce policrome, centine dentellate, nastri intrecciati o ghirlande di vitalba.
Il decoro 'a fiori e frutte sparse'
Riconducibile a questo periodo è anche una variante al tradizionale decoro “a mazzetto”, che evoca le composizioni nelle Nature Morte. Si tratta del decoro “a fiori e frutte sparse”, citato per la prima volta con questa denominazione negli elenchi di magazzino della fabbrica nel 1780-1788, ma ideato già intorno al 1770.
Queste composizioni di fiori in alternanza a prugne, ciliegie, fragole, pere e altri piccoli frutti appaiono tanto singolari quanto giocosi nella loro rappresentazione asimmetrica, apparentemente frutto di una disposizione casuale sulla superficie di porcellana. La loro invenzione e il loro frequente rinnovamento sono attribuiti alle maestranze della manifattura, che studiano dal vero gli elementi riprodotti, approfittando anche delle coltivazioni di piante ‘esotiche’ avviate a Doccia dal marchese Carlo.
Manifattura Ginori, Vassoietto con decoro in tondo "a fiori e frutte sparse", porcellana, 1770 circa, Museo Ginori
Pur non essendo il decoro “a mazzetto” un genere ideato dalla Manifattura Ginori, la fabbrica lo declina in un modo del tutto particolare, in continuità con la tradizione botanica medicea nata intorno al Giardino dei Semplici, fondato da Cosimo I de’ Medici tra il 1545 e il 1557. Questa eredità viene raccolta dal Ginori in un momento particolarmente favorevole: nel 1737, oltre ad avviare la collaborazione con l’Anreiter, il fondatore della manifattura riesce infatti a ingaggiare il giardiniere bavarese Ulrich Prucker (noto anche come Pruker o Ulderico Prugger) al quale affida l’incarico di prendersi cura dei suoi giardini presso la villa di famiglia a Doccia, dove allestisce un orto botanico con coltivazioni di piante rare ed esotiche, per le quali fa costruire una grande serra (‘stufa’).
Veduta della Manifattura e della Villa Ginori di Doccia, incisione, da T. Salmon, Lo Stato presente di tutti i Paesi e Popoli del Mondo..., Venezia, Stamperia di Giambattista Albrizzi, 1731-1766, 27 voll., 1757, tav. XXI
Nel tomo XXI del suo Stato presente di tutti i paesi e popoli del mondo (1757) il cronista inglese Thomas Salmon, dedica particolare attenzione alla Manifattura di Doccia e riguardo all’antistante giardino della villa di famiglia del Ginori scrive: “un riguardevole giardino ad uso botanico, copioso di acque che si diramano in una gran vasca, dove è visibile una certa specie di pesci che fece venire dalla China, i quali sono così vivi nel loro colore rosso, bianco e giallo. C’è il Giardino di Agrumi, di Frutta di Francia e la grande Stufa fabbricata per le rare piante e pellegrine. La direzione è in mano al botanico Ulderico Crucker di nazione tedesco, che il Marchese fermo a Vienna a suo servizio e che era stato incaricato dalla società botanica di Firenze a guardare l’Orto de’ Semplici” (pp. 89-98).
Negli anni successivi il Prucker prosegue la sua attività a Firenze presso il Giardino della Società Botanica e quello dell’Ospedale di Santa Maria Nuova, continuando ad occuparsi del giardino al casino alla Mattonaia di proprietà di Lorenzo Ginori. Nel 1766 entra definitivamente a servizio del granduca Pietro Leopoldo presso l’orto botanico nel Giardino di Boboli. L’interesse scientifico del granduca è rivelato anche dalla fondazione nel 1775 dell’Imperiale e Regio Museo di Fisica e Storia Naturale.
Manifattura Ginori, Vasi per cere botaniche, porcellana, 1780-1785, Museo di Botanica dell'Università degli Studi di Firenze
Divenuto governatore di Livorno nel 1746, Carlo Ginori continua ad arricchire la sua raccolta di piante rare, alla quale affianca anche quella di animali esotici, in gran parte destinate al serraglio che dal 1752 il granduca sta allestendo nel parco del castello di Schönbrunn sul modello di quello creato nel secolo precedente dal granduca Cosimo III nel Giardino di Boboli.
Le spedizioni per il reperimento di piante e animali ‘rari’ partono nel 1753 dal porto di Livorno con destinazione l’Asia, le Indie, l’Egitto, il Golfo Persico e Tunisi. Nel 1755 raggiungono perfino le Americhe meridionali, dove l’imperatore invia anche il giardiniere personale Richard Vandreschot per “farvi la raccolta di tutte le Piante, ed altre cose che egli stimi meritino d’esser portate in Europa per il servizio della Maestà Sua affine di sempre più illustrare l’Istoria Naturale”. Come documenta lo spoglio delle fatture, questa attività prosegue ancora nel 1756, quando risultano emessi dal marchese pagamenti in favore di Bartolomeo Alciatore “per nolo di casse, piante diverse, e uccelli condotte col mio Bastimento da Marsilia in questo porto per servizio di S. M. Imp.le” e di Gaspero Giusti “per tanti sono i viaggi di qui a Vienna, con diversi animali e uccelli per S. M. Imp.le [...]”. A Doccia, invece, viene pagato il Prucker “per servizio d’incassare le piante venute d’America per S. M. Imperiale [...]” (AGL, Affari di Governo, filza 33, ins. Commercio d’America, ispezioni del dottor Jacquin mandato da S.M.I. nell’America per cercare animali e piante con due uccellatori datili per compagni da S.M.C., 1755 circa, c. 448r).
Echi ottocenteschi
Saranno invece le piante del sottobosco, popolate da una moltitudine di insetti, a essere scelte per il prezioso servizio da tavola commissionato intorno al 1881 da Umberto I di Savoia e decorato in oro brunito con la raffinata tecnica della punta d’agata. La prevalenza dell’elemento naturalistico, proprio della cultura ottocentesca, conferisce nuovo vigore a questo genere di composizioni.
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