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Ceramica, maiolica, porcellana, biscuit o terraglia?

Una guida rapida ai materiali più usati nelle opere conservate al Museo Ginori. E una curiosità sulle pirofile, autentico brevetto Ginori

L’arcano che, con l’ausilio del fuoco, trasforma un impasto argilloso in una materia bianca e traslucida detta porcellana fu scoperto in Europa intorno al 1710 a Meissen. Prima di allora la porcellana dura veniva prodotta esclusivamente in Estremo Oriente e solo a cominciare dal XVI secolo le Compagnie delle Indie Orientali iniziarono a importarla in Europa in quantità crescenti. Le classi agiate usavano per lo più stoviglie in peltro e maiolica, mentre l’apparecchiatura con piatti d’argento restava un lusso riservato alle grandi occasioni e alle tavole regali. 

Fin dalle origini la Manifattura Ginori ha affiancato alla porcellana anche la maiolica estendendo via via la gamma dei prodotti a numerose altre tipologie ceramiche, di pari passo con lo sviluppo tecnologico del settore. Eccone le definizioni e i relativi stabilimenti di produzione.

Ceramica

E’ la categoria generale che comprende tutti i materiali a base di argilla (in greco keramos) foggiati a freddo e consolidati irreversibilmente tramite cottura. I vari tipi di ceramica si classificano per colore e porosità dell’impasto e per il tipo di rivestimento.  

Terracotta (ingl. terracotta; fr. terre cuite)

Ha un corpo ceramico poroso a base di argilla naturalmente colorata e senza rivestimento, che cuoce intorno ai 950 C°. Con questo materiale venivano realizzati vasi, statue e stufe, oltre che i modelli scultorei da cui si ricavavano le forme in gesso per la produzione in porcellana. Si produceva a Doccia nel XIX secolo. 

Antonio Montauti e bottega (attr), Ganimede con l’aquila, terracotta, 1710 circa, Museo Ginori

Manifattura Ginori, Bassorilievo per stufe con figura femminile con cesta, terracotta, ultimo quarto del XVIII secolo, Museo Ginori

Maiolica (ingl. delftware or tin-glazed earthenware; fr.  faience)

Ha un corpo poroso a base di argilla colorata, reso impermeabile con uno smalto bianco coprente, contenente ossido di piombo e ossido di stagno. Viene prodotta in Italia fin dal XIV secolo e cuoce alla temperatura di circa 950 C °.  La manifattura Ginori ha prodotto maiolica a Doccia fino al 1950. 

Manifattura Ginori, Sedile da giardino, maiolica,1850-1900, Museo Ginori

Richard-Ginori, Frammenti di mattonelle per la Loggia delle Benedizioni in Vaticano, maiolica, 1924, Museo Ginori

Porcellana dura (ingl. hard paste porcelain; fr. porcelaine dure)

Ha un corpo non poroso, bianco, sonoro e traslucido, costituito da 50% caolino, 25% quarzo e 25% feldspato. Dopo una prima cottura, da cui si ottiene  il cosiddetto biscotto, viene rivestita con una vernice trasparente (o invetriatura),  in origine contenente piombo, e viene cotta una seconda volta alla temperatura di 1250-1400 C°. In seguito alla nascita della Società Richard-Ginori, la sua produzione viene abbandonata nello stabilimento Richard di Milano a S. Cristoforo, mentre prosegue  a Doccia fino alla chiusura e a Sesto dal 1950 a oggi. 

Manifattura Ginori, Tazzina con Giudizio di Paride a bassorilievo istoriato, porcellana, XVIII secolo, Museo Ginori

Gio Ponti per Manifattura Richard-Ginori, Piatto del servizio Ala, porcellana e oro, 1930, Museo Ginori

Porcellana elettrotecnica ( ingl. electrical porcelain;  fr.  porcelaine électrique)

Realizzata con gli stessi ingredienti della porcellana dura in percentuali variabili  a seconda dei requisiti specifici  delle sue  applicazioni può mutare anche per la finezza di macinazione e per la temperatura di cottura. Fino agli anni settanta del secolo scorso è stata il materiale più usato per gli isolatori. Non conduce elettricità, ha un’alta resistività di massa e resistenza superficiale e alle condizioni climatiche.  Prima di essere soppiantata dal vetro e dalle resine sintetiche si produceva a Doccia, Rifredi, La Spezia e Livorno.  

Richard-Ginori, Due isolatori passanti per media e alta tensione e un isolatore rigido da perno a tre campane, porcellana elettrotecnica, 1928-1978, Museo Ginori

Porcellana ‘Pirofila’ e ‘Pasta Euclide’

La porcellana pirofila è una porcellana dura resistente al fuoco. Il termine ‘Pirofila’, entrato nel vocabolario comune, è un marchio registrato dalla Richard-Ginori intorno al 1899. 

Il marchio commerciale ‘Pasta Euclide’ è stato introdotto nel 1940 per indicare una porcellana da laboratorio inattaccabile dagli agenti chimici e particolarmente resistente agli sbalzi termici e all’abrasione degli utensili. 

Pirofila e Pasta Euclide si producevano a Doccia e a Sesto  Fiorentino. 

Manifattura Richard-Ginori, Porcellana da laboratorio, Pasta Euclide, 1940 circa

Tavola illustrata tratta dal "Catalogo delle Pirofile", 1901

Manifattura Richard-Ginori, marca della porcellana pirofila

Biscuit

E’ porcellana dura cotta una sola volta a 1400 C°, senza invetriatura. Nasce e viene prevalentemente usato per la realizzazione di sculture e bassorilievi perché l’assenza di vernice esalta i dettagli del modellato. Si produceva a Doccia e dal 1950 continua a essere prodotto a Sesto Fiorentino. 

Manifattura Richard-Ginori, Venere su conchiglia, biscuit, 1990 circa, Museo Ginori

Manifattura Ginori, Placca con effigie di Maria Teresa d’Austria e Francesco Stefano di Lorena, porcellana, 1750 circa, Museo Ginori

Terraglia all’uso inglese (ingl. creamware;  fr. faience fine)

Ha un corpo ceramico color avorio, poroso, rivestito con vernice trasparente. Può contenere una bassa percentuale di caolino. Fu sviluppata da Josiah Wedgwood in Inghilterra intorno al 1760 ed ebbe rapidamente grande successo perché simile alla porcellana, ma meno costosa. Venne prodotta a Doccia nella prima metà del XIX secolo.  

Terraglia (ingl. whiteware; fr. faience fine)

Ha un corpo ceramico bianco rivestito con vernice trasparente, apparentemente affine alla porcellana, ma non compatto né traslucido. Viene messa a punto in Inghilterra tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento come perfezionamento del creamware (è più bianca e più robusta) e avrà una larghissima diffusione. Ne esistono due principali categorie: le terraglie tenere calcaree che cuociono intorno ai 900-1050 C° e le terraglie forti feldspatiche che cuociono intorno ai 1250 C°. La terraglia tenera - più economica, ma meno resistente - viene prodotta dalla Richard-Ginori a Mondovì fino ai primi anni cinquanta del Novecento, la terraglia forte si fabbricava negli stabilimenti di S. Cristoforo, Pisa, Lambrate e Gaeta. 

Gio Ponti e Salvatore Saponaro per Richard-Ginori, La Letizia, terraglia, 1925 circa, Museo Ginori

Manifattura Richard-Ginori, Piastrella con decoro Spirale, terraglia forte, 1960 circa, Museo Ginori

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