Venere di Roma

Identificata come Venere di Roma dall’iscrizione presente sul lato frontale della base, questa scultura in porcellana non è riconducibile a nessun esemplare antico. Si tratta probabilmente di una statuetta da souvenir di gusto antiquario ideata dallo scultore e restauratore romano Bartolomeo Cavaceppi. A rivelarlo  è l’incisione sull’antiporta del secondo tomo della sua Raccolta d’antiche statue del 1768, che raffigura lo scultore con in mano gli strumenti del mestiere e con alle spalle, poggiata su un tavolo, una statuetta identificabile con la nostra. 

Pensata come una scultura all’antica da proporre ai viaggiatori del Grand Tour, l’opera probabilmente deriva da un marmo antico restaurato e reinterpretato nel soggetto da Bartolomeo Cavaceppi, che lo vendette all’inglese  Enrico Jennings. La relazione tra il Cavaceppi e Carlo Ginori risale al 1756 ed è legata al reperimento da parte di quest’ultimo di forme e calchi in gesso dalla statuaria antica presente a Roma. 

Nella raccolta di modelli della Manifattura Ginori è conservato un calco in gesso (inv. 111) del tipo iconografico della nostra statuetta. Il trattamento della sua superficie con olio cotto denota un impiego nell’esecuzione di forme necessarie alla sua traduzione in porcellana. Rispetto a questo modello, la versione in porcellana presenta una variante pudica nella copertura dei seni con un leggero panneggio calante dalla spalla sinistra.