Amore e Psiche

Fin dalla sua origine la Manifattura Ginori di Doccia si distinse da tutte le altre manifatture europee per la realizzazione di statue in porcellana di grandi dimensioni, derivate sia dalla statuaria antica che da composizioni di scultori tardo barocchi fiorentini. 

Tra le traduzioni in scala al vero di capolavori dell’antichità conservati nelle Gallerie degli Uffizi figura anche l’Amore e Psiche, di cui oggi sono noti due ulteriori esemplari, uno del Musée National de Céramique di Sèvres e uno del Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza

Ricavata dalle forme richieste nel 1746 da Carlo Ginori agli scultori fiorentini Gaetano Traballesi e Nicola Kindermann, quella conservata al Museo Ginori differisce dall’archetipo mediceo per la posizione delle figure e per i panneggi sugli avambracci e sul fianco di Amore. Queste varianti sono un espediente introdotto dalla manifattura per celare le pesanti stuccature in gesso impiegate per ricomporre il gruppo dopo la cottura. L’assenza di questa soluzione negli altri esemplari ricordati, che quindi si avvicinano all'archetipo di derivazione, permette di ipotizzare che quella del Museo Ginori sia la prima traduzione di questo soggetto eseguita a Doccia. 

La particolarità che differenzia questo gruppo dalle altre traduzioni in porcellana dalla statuaria antica è la presenza di due figure in dialogo fra loro, come rilevato in una lettera del 1748 del capo modellatore della manifattura Gaspero Bruschi, che scrive: “quello di Amore e Siche [il gruppo] non riesce cattivo, di egual colore e saldo, salvo che le teste non accostano quanto l’originale, ma però pole stare”.