Venere di Roma

Tra i nuclei di modelli in gesso costituiti da riduzioni della statuaria antica conservati al Museo Ginori, una serie si contraddistingue per la presenza di iscrizioni alla base con la denominazione e l’ubicazione del prototipo di derivazione. Questo dettaglio permette di ricondurre i modelli a un genere definito modernamente da souvenir, in linea con il gusto antiquario settecentesco fortemente influenzato dai viaggiatori del Grand Tour.

Il modello qui presentato, identificabile come Venere di Roma dall’iscrizione presente alla base, non è una riduzione da un marmo antico, ma una composizione ‘all’antica’ riconducibile all’invenzione dello scultore e restauratore romano, Bartolomeo Cavaceppi. La stessa compare dietro al suo ritratto eseguito da Anton von Maron e riprodotto a incisione sull’antiporta del secondo tomo della Raccolta d’antiche statue del 1769, dove viene illustrata l’attività della sua bottega. 

Di questo esemplare è nota la versione in terracotta, da ritenersi autografa dello scultore, appartenuta alla collezione di Federico Zeri e attualmente conservata all’Accademia Carrara di Bergamo.

I rapporti tra il Cavaceppi e il marchese Carlo Ginori sono documentati almeno fin dal 1756. Non stupisce, pertanto, trovare questo esemplare tra i modelli della manifattura di cui è nota una traduzione in porcellana conservata nel Museo Ginori (inv. 967). Affine a questo modello è anche una riduzione in terracotta della fine del Settecento, elaborata nella manifattura in una versione pudica e destinata all’apparecchiatura di tavole da dessert (inv. 1680).