La placchetta è tratta da una serie di sedici rilievi raffiguranti episodi delle Metamorfosi di Ovidio ideati dallo scultore Guglielmo Della Porta, attivo a Roma dal 1537. Questa serie è composta da otto lastrine ovali e da otto ottagonali (Vienna, Kunsthistorisches Museum), che trovano corrispondenza con quelle realizzate in piombo per la Manifattura di Doccia, seppur variate in un formato rettangolare.
Tra il luglio e il dicembre 1746 lo scultore e medaglista Anton Francesco Selvi risulta aver eseguito una serie di modelli in piombo indicati come “favole”, “Baccanario” o “Baccanarino”. Questa circostanza porta a ritenerlo l’esecutore dei rilievi delle Metamorfosi dal Della Porta. La scelta di modificarne la forma potrebbe essere ricondotta alle esigenze di impiego di questi rilievi da parte della manifattura. Tuttavia, presso il Museo Stefano Bardini di Firenze è conservato un esemplare in piombo analogo al nostro per soggetto e formato, ma leggermente ridotto nelle dimensioni e variato rispetto all’archetipo nella decorazione dello sfondo naturalistico, in corrispondenza dell’aggiunta degli angoli (h 11,8 x 21 cm). Ciò porta a ritenere che la variante sia legata alla fortuna che questi rilievi ebbero nel tempo escludendo, quindi, una diretta derivazione del nostro modello dall’esemplare Bardini.
Il rilievo con la Strage dei Niobidi, insieme ad altri della medesima serie, è stato impiegato dalla manifattura per la decorazione di vasi, come quello conservato al Museo di Palazzo Madama di Torino (inv. 1676/C), databile intorno agli anni cinquanta del Settecento. Negli stessi anni la fabbrica ha realizzato anche singole traduzioni in porcellana di questa serie. In particolare, del nostro soggetto si ricorda la variante dipinta in policromia dal capo decoratore Johann Carl Wendelin Anreiter von Ziernfeld, attualmente in collezione privata.