Madonna del latte
Manifattura Ginori
Il rilievo rappresenta la Vergine colta nel gesto intimo di una madre che nutre il figlio con il proprio latte. Il soggetto rappresentato e la dimensione dell’esemplare inducono a ipotizzare un suo utilizzo per devozione privata.
La tipologia di impasto riconduce l’esecuzione di questo esemplare intorno alla metà del Settecento, mentre il raffinato modellato fa pensare a un’abile maestranza individuabile probabilmente nel capo modellatore Gaspero Bruschi. Il confronto con il calco in cera di analogo soggetto, conservato nel Museo Ginori (inv. 209), rivela tuttavia la presenza di varianti, tra cui la più evidente è l’omissione delle teste di angeli. Ciò porta a ipotizzare che il modello sia pervenuto a Doccia da qualche bottega di scultore bronzista non ancora identificata e che in fase di elaborazione della traduzione in porcellana sia stato parzialmente modificato. È noto che il marchese Carlo Ginori abbia acquistato, a “uso della fabbrica”, sculture in gesso e in terracotta, ma anche forme in gesso a tasselli, provenienti direttamente dalle botteghe di scultori tardo barocchi fiorentini o comunque da esse derivate per l’invenzione.
Il modello del nostro esemplare presenta una colorazione della cera che, salvo rare eccezioni, contraddistingue l’intero gruppo di calchi in cera conservati nel Museo Ginori. Pertanto, possiamo ritenere che anche questo sia stato eseguito dagli scultori attivi presso la manifattura, come Vincenzo Foggini, Giovan Battista Vannetti e Anton Filippo Maria Weber.
Nonostante il ritiro della porcellana, le dimensioni maggiorate nel rilievo rispetto al modello di derivazione sono giustificate dall’ampliamento della superficie non modellata.
Il disegno delle rocce, che definisce la massa informe sulla quale siede la Vergine nella versione in cera, è da ritenersi un’invenzione del modellatore, in linea con altre composizioni eseguite a Doccia.
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Madonna del latte
Il rilievo rappresenta la Vergine colta nel gesto intimo di una madre che nutre il figlio con il proprio latte. Il soggetto rappresentato e la dimensione dell’esemplare inducono a ipotizzare un suo utilizzo per devozione privata.
La tipologia di impasto riconduce l’esecuzione di questo esemplare intorno alla metà del Settecento, mentre il raffinato modellato fa pensare a un’abile maestranza individuabile probabilmente nel capo modellatore Gaspero Bruschi. Il confronto con il calco in cera di analogo soggetto, conservato nel Museo Ginori (inv. 209), rivela tuttavia la presenza di varianti, tra cui la più evidente è l’omissione delle teste di angeli. Ciò porta a ipotizzare che il modello sia pervenuto a Doccia da qualche bottega di scultore bronzista non ancora identificata e che in fase di elaborazione della traduzione in porcellana sia stato parzialmente modificato. È noto che il marchese Carlo Ginori abbia acquistato, a “uso della fabbrica”, sculture in gesso e in terracotta, ma anche forme in gesso a tasselli, provenienti direttamente dalle botteghe di scultori tardo barocchi fiorentini o comunque da esse derivate per l’invenzione.
Il modello del nostro esemplare presenta una colorazione della cera che, salvo rare eccezioni, contraddistingue l’intero gruppo di calchi in cera conservati nel Museo Ginori. Pertanto, possiamo ritenere che anche questo sia stato eseguito dagli scultori attivi presso la manifattura, come Vincenzo Foggini, Giovan Battista Vannetti e Anton Filippo Maria Weber.
Nonostante il ritiro della porcellana, le dimensioni maggiorate nel rilievo rispetto al modello di derivazione sono giustificate dall’ampliamento della superficie non modellata.
Il disegno delle rocce, che definisce la massa informe sulla quale siede la Vergine nella versione in cera, è da ritenersi un’invenzione del modellatore, in linea con altre composizioni eseguite a Doccia.
Caratteristiche
Bibliografia
Inedito