Arrotino

L’Arrotino del Museo Ginori è la traduzione in porcellana bianca in scala al vero della celebre scultura antica conservata nella Tribuna delle Gallerie degli Uffizi.

Eseguita probabilmente sotto la supervisione del capo modellatore Gaspero Bruschi, l’opera è stata realizzata dalla Manifattura di Doccia impiegando forme ricavate da un calco in gesso fornito nel 1748 da Vincenzo Foggini e proveniente dalla bottega del padre Giovan Battista. La collaborazione di Vincenzo con la manifattura è documentata tra il 1741 e il 1753, prevalentemente per l’esecuzione di calchi in cera di composizioni d’invenzione del padre. 

L’opera, che poggia su una base moderna in legno, oltre a presentare evidenti difetti di cottura, rivela sugli avambracci la particolarità delle “cigne” (cinghie), introdotte per celare le pesanti stuccature in gesso derivate dall’assemblaggio, dopo la cottura, delle varie parti della figura. In una lettera inviata nel 1754 dal Bruschi a Carlo Ginori è documentata la volontà di rinunciare a questo espediente e realizzare una nuova versione dell’Arrotino in linea con l’archetipo di derivazione.